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linguaggio: attenua i mali del nuovo governo o li attribuisce a malvagità di partigiani che Cosimo vecchio non riesce a frenare; e quando Cosimo muore si ferma a fargli l'elogio. Non una parola di biasimo, non un accento di dolore per la morta libertà di Firenze: accennando alla protezione da lui concessa alle lettere e alle arti, non trova nè modo nè tempo di analizzare quell'epoca unica nella storia del mondo. Poi le sue contraddizioni aumentano ancora. Dopo avere attribuito arbitrariamente l'assassinio di Niccolò Piccinino ad un complotto tra Francesco Sforza e Ferrante d'Aragona, raccontando della congiura tramata contro Piero dei Medici, uomo meno che mediocre, ne travisa romanzescamente le circostanze per fare di lui un grande personaggio. Il medesimo ripete nell'altra congiura del Nardi e del Nerone a Prato contro Lorenzo e Giuliano, inventando l'episodio della voluta impiccagione del Potestà alla finestra del Palazzo e il suo discorso per liberarsene e la seguíta liberazione colla sconfitta dei ribelli. È strano l'oblìo non solo di ogni verità storica ma persino di ogni possibilità drammatica nei discorsi, che il Macchiavelli inventa tratto tratto secondo le bizzarrie dell'immaginazione per ì personaggi delle sue Storie. La congiura scoppiata contro Galeazzo Visconti duca di Milano è invece narrata con molta efficacia, quasi preparazione a