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del Potestà: quindi narra rapidamente il ritorno dei Ghibellini, l'ingrossare continuo dei Guelfi, il mal ripiego della politica ghibellina per ottenere il favore del popolo aiutando la costituzione delle arti Maggiori e Minori, il magistrato dei Priori che affretta la rovina dei nobili, gli Ordinamenti di Giano della Bella che la compiono. Così prostrati i Ghibellini, sorgono i Guelfi che si dividono in Bianchi e Neri per suddividersi ancora vinti i Bianchi in Grandi e Popolani; la contesa fra l'aristocrazia e la democrazia muta nome e terreno conchiudendosi egualmente colla vittoria del popolo.
Ma se il Macchiavelli vede un certo nesso logico in queste discordie, non ne afferra bene l'idea e non ne sbroglia gli aggruppamenti che per lui hanno sempre come causa prima una scena drammatica. Poscia narrato dì Corso Donati e delle guerre con Uguccione della Faggiola e Castruccio Castracani come di avvenimenti casuali, entra nell'episodio del Duca d'Atene con sì calda eloquenza che dimenticando ogni proporzione nel quadro aggiunge episodi, inventa discorsi, s'allunga in considerazioni, drammatizza ogni circostanza per conchiudere alla terribilità dell'eccidio con una descrizione non meno terribile. In questo secondo libro, come nota egregiamente il Villari, sta il secreto della