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Flavio Biondo infatti v'era già entrato stampandovi un'orma di leone, ma scrivendo egli pure in latino per dispregio della lingua volgare. V'erano quindi storie di materia italiana piuttostochè storie italiane.
Al tempo del Macchiavelli, però, col nobilitarsi della lingua italiana e lo studio profondo che della politica aveva necessariamente iniziato la diplomazia di tutti i Governi, era cresciuto in tutti il desiderio di una storia che dettata nella lingua corrente e basata sulla realtà dei fatti ne fosse insieme specchio e spiegazione. Il Guicciardini giovanissimo, che del proprio secolo era senza forse colui che meglio doveva esprimerne il carattere e comprenderne i bisogni, aveva già scritto una Storia Fiorentina, rimasta inedita sino quasi ai nostri giorni, nella quale preludendo maestrevolmente alla sua futura grande Storia d'Italia, forzava primo il passaggio dalla cronaca alla storia. Chiaro, più elegante nello stile che non dovesse poi esserlo in seguito, con un giudizio già maturo in tutti i fatti e un'esperienza precoce di tutti gli uomini, sebbene non avesse allora che ventisett'anni e non fosse per anco entrato nelle pubbliche pratiche, analizzava già l'avvicendarsi dei partiti, metteva a nudo i caratteri, determinava le passioni degli avvenimenti. Imparziale coi Medici ammirava Savonarola, ricercava i documenti