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permisero di arrivare fino a casa Medici. In quel circolo, nel quale capitavano uomini di guerra, concepì la forma del suo libro che è un lungo dialogo immaginato tra Cosimo Rucellai, Zanobi Buondelmonte, Battista della Palla e Luigi Alamanni nel 1516, quando il Colonna ritornò a Firenze dalla guerra finita di Lombardia. La forma artistica del libro rivela l'indole dello scrittore: le sue idee sono quelle medesime dei Discorsi e del Principe, le sue illusioni e le sue pretese quelle stesse contratte occupandosi dell'Ordinanza nell'Assedio di Pisa. Soldato non era, guerre non aveva mai vedute giacchè l'assedio di Pisa e la rotta di Prato non meritano tal nome.
Comincia deplorando l'errore funestissimo che in Italia separando la vita civile dalla militare aveva creato le compagnie di ventura, ma di questo errore così pieno di problemi storici invece di cercare la spiegazione, enumera piuttosto le conseguenze; compito facile ed inutile allora per l'infelice esperienza di tutti.
Vorrebbe una milizia nazionale nella quale non si facesse il soldato per mestiere, e con uno dei soliti paragoni riunisce i tempi di Attendolo Sforza e di Braccio da Montone a quelli di Cesare e Pompeo: ma entrando presto in materia imita o traduce addirittura il famoso libro del Vegezio. Non