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visione sintetica di tutte le forme dello Stato; sentì solamente che la piccola morale privata non era quella della storia di nessun tempo, e non scorgendone altra in essa non pensò a cercarla. La storia gli parve ripetizione dei medesimi fatti prodotti dalle medesime passioni. La filosofia della storia rappresentata nella Bibbia colla elezione del popolo ebreo, quella schizzata da Zenone o da Sant'Agostino nella Città di Dio non potevano piacere a lui irreligioso e realista, incapace di sollevarsi tanto sopra ai fatti da vederli sparire in una idea; il cristianesimo che pure metteva un disegno nella vita, egli cinquecentista non l'intendeva, la critica non era ancora formata, l'erudizione non aveva che cominciato il proprio lavoro. Il quadro era angusto ma il suo sguardo non riuscì a sfondarlo, quindi osservazioni e conclusioni tutto gli riuscì falso.
Ma l'arte vera più confacente alla sua natura lo riprese. Quindi lo vedremo dopo un libro sull'arte della guerra, ultima illusione della sua capacità di Governo, scrivere molte commedie, un romanzo politico, una storia, una novella, una satira, un dialogo sulla lingua, molti capitoli, alcuni canti carnascialeschi; ritornare un momento sulla scena politica per prendervi qualche abbaglio e morire.
IX.