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Lorenzo dei Medici, nè che il Macchiavelli perfettamente conscio e quindi in disaccordo colle massime del Principe, si buttasse a questo eroismo. Due anni dopo il Leo notò benissimo che il Principe era più che altro una pittura storica dei tempi, e limitando a più giuste proporzioni il patriottismo del Macchiavelli il quale non poteva davvero credere alla immediata costituzione di uno Stato nazionale, stimò falsamente che il libro, invece di sorgere spontaneamente dal suo spirito, gli venisse suggerito dal calcolo basso di ottenere un impiego giustificando i Medici.
Il primo saggio compiuto sul Macchiavelli fu quello del Macaulay, che pubblicato nella Rivista di Edimburgo suscitò entusiasmi. Scrittore splendido e fine il Macaulay era nullameno troppo poco filosofo per l'argomento: buon giudice letterario esagerò affermando la Mandragola un capolavoro shakspeariano e giudicò invece assai bene la superiorità dello stile del Macchiavelli su quello del Montesquieu; descrisse il carattere italiano, come usavano e usano ancora gli stranieri, per conchiudere che la corruzione del popolo italiano e del Macchiavelli era la chiave dell'enigma del Principe. Secondo il Macaulay le massime generali sono senza valore e il solo merito di quelle del Macchiavelli sta nell'essere più applicabili delle altre; ma via di questo passo non si accorse