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che imponevano una servitù peggiore di quella stessa delle monarchie. Ma questa profonda osservazione, già fatta dal Guicciardini, non gli si slarga e non gli rivela la necessità che condannava tutte le repubbliche di allora, alle quali invece propone tre vie d'ampliare lo Stato: imitare gli Svizzeri e gli Etruschi, i Romani, gli Spartani e gli Ateniesi. Ottimo dei tre il modo romano.
Al principio del terzo libro si ferma per dire che i governi e le istituzioni per vivere lungamente debbano essere ordinati così da poterli spesso richiamare ai loro principî; frase mal capita e peggio combattuta da Gino Capponi, e di poco valore giacchè è ancora un accenno all'ipotesi iniziale del grand'uomo che fonda profeticamente lo Stato per la storia avvenire, e peggio ancora perchè misconosce una volta di più l'azione fatale della vita dello Stato sul governo. Ma il richiamo al principio informatore dello Stato il Macchiavelli lo afferma più facile sul popolo che sopra un principe, facendo così contro tutti e con accento e entusiasmo democratico l'apoteosi del popolo, nel quale solo riconosce la capacità di mantenere le leggi, che il principe è più atto a dettare. In varî altri capitoli sparsi per l'opera si occupa già della milizia stabilendo le idee, che svilupperà poi nell'Arte della Guerra, e condannando anzitutto le compagnie di ventura, peste