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omentazione non gli si consolida; la causa della mancanza di nazionalità dell'Italia è sempre per lui la corruzione, alla quale non vede altra speranza o rimedio che la tirannia di un grand'uomo. Coglie a volo il guasto prodotto dalla putrefazione del feudalismo nella vita italiana e scorgendone immune Venezia crede che ciò dipenda solo dalla diversa forma della sua aristocrazia.
Quando si tratti di fondare un Regno, secondo lui bisogna disfare e rifare tutto, abbattere città e fabbricarne, tramutare da provincia a provincia i popoli come praticava Filippo di Macedonia: mai vie di mezzo. Per governare una città sottomessa vi sono tre soli modi: ammazzare i capi dei tumulti, rimuoverli, far fare loro la pace: l'ultimo è il più pericoloso, il primo il più sicuro. Questa è la sua scienza politica buona in tutti i secoli e con tutti i popoli. Quando la forza non basti, bisogna aiutarla colla frode, che da sola può vincere spesso mentre la forza da sola non vince mai; ma qui pare lo colga qualche scrupolo e cerca di spiegare il significato di questa frode, diminuendo il valore di quanto aveva prima affermato. Il capitolo delle congiure è uno dei più belli perchè schiettamente psicologico: quindi ritorna al problema della fondazione o dell'ampliamento dello Stato, affermando pessimo quello tenuto dalle repubbliche del medioevo