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Quindi Macchiavelli arriva presto alla sua teorica prediletta, che suggeritagli dalla politica vissuta e verificata secondo lui dai racconti di tutte le storie, finisce non solo per sembrargli giusta, ma decisiva. — Ove si deliberi della salute della patria non vi è più nè giusto nè ingiusto. — L'uomo di Stato è al di sopra della morale. Ma questa verità essenziale nello Stato, che retto dalle leggi storiche non può soggiacere alla moralità delle leggi private, egli l'applica ai governi e ai tiranni senza accorgersi di scemarne il valore e di mutarne i risultati nell'applicazione. Poscia le tendenze democratiche gli si intromettono nel ragionamento guastandolo ancora: fra Catilina e Cesare per lui la differenza è solamente nel successo. La grandezza di Cesare gli sfugge perchè uccisore di una repubblica.
Strana contraddizione nell'autore del Principe che ammirava il Valentino!
Prosegue quindi ad esaminare la condotta dell'uomo di Stato, quando governi un popolo universalmente corrotto e intenda mutare la forma del governo passando dalla tirannia alla libertà o viceversa; e i suoi consigli e le sue osservazioni sono sempre della stessa maniera: atterrire o corrompere. Il governo dello Stato si muta in governo delle passioni o dei vizi dei governati. Talvolta le sue frasi sono terse ed acute come un pugnale, ma l'arg