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aver scoperto all'Italia, appare invece e sfolgoreggia il concetto dello stato moderno. Nel suo Defensor Pacis, il libro più meraviglioso del medio-evo, la polemica lo porta così alto da volere addirittura sottomessa la Chiesa allo Stato; quindi esamina i vari ordini dell'attività umana, determina molte funzioni sociali, separa il potere esecutivo dal legislativo emancipandosi primo dall'autorità tirannica di Aristotile. La monarchia di Marsilio è quasi una repubblica rappresentativa colla sovranità assoluta del popolo: la Chiesa risiedente nella universalità dei credenti e nelle Sacre Scritture non ha alcun potere coercitivo nemmeno sugli eretici. Se Dante nella sua Monarchia secondo la bella frase di James Bryce dettò l'epitaffio dell'impero, Marsilio nel Defensor Pacis scrisse la prefazione della riforma evocando dal futuro lo stato moderno. Certo egli non poteva dir tutto, nè tutto bene come il Villari vorrebbe, ma nessuno, il Macchiavelli compreso e venuto tanto tempo dopo, disse di più. Dopo questa grande vittoria di Marsilio sulla Scolastica, ottenuta con uno sforzo allora incompreso e oggi ancora quasi incomprensibile, non vi furono altri grandi tentativi. Fra l'Impero e la Chiesa non più così compatti avversari, avendo involontariamente colle loro discordie cooperato alla trasformazione dei Comuni in piccoli Stati entro i quali l'equilibrio degli