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ad un Medici l'arte d'imporsi con qualsiasi mezzo, a conservare in quel trambusto che decideva della fortuna e della vita di molti, il posto povero e inferiore di segretario; e ne fallì persino il modo. La fedeltà nel suo caso non poteva essere che eroica o volgare: politico del cinquecento, doveva tradire la repubblica condannata irremissibilmente a morte e cacciarsi nelle file dei Medici nuovamente arbitri dell'Italia; repubblicano, doveva cadere colla repubblica rinunciando all'impiego per esulare o congiurare. Invece sorpreso come Soderini dagli avvenimenti, non si mostrò che impiegato devoto a ogni padrone e preoccupato anzitutto dello stipendio.
Ma per Macchiavelli, come per la maggior parte degli artisti, scienza, religione, politica e filosofia, tutti hanno i proprii, la fibra del carattere non corrisponde sempre all'ingegno, mentre il suo ingegno stesso per essere speculativo si smarrisce nel tumulto dell'azione, alla quale poi ripensando rifà così facilmente il processo. Che cosa avrebbe detto il duca Valentino del diplomatico, che doveva diventare il suo storico, vedendolo in così triste arnese e con sì magra figura in mezzo ad avvenimenti tanto facili a prevedersi e a sfruttarsi? Macchiavelli decaduto dall'impiego rimase povero e sospettato. Il suo ingegno si offuscò, la sua abilità venne meno. Incapace di trovare adito ai nuovi padroni, dei quali non