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ispira alcun vero confronto col Comune italiano, la feudalità teutonica e italica per essere egualmente ostili al comune non hanno per lui essenziali differenze. Se gli Svizzeri e i Tedeschi sono militarmente superiori agli Italiani, egli spiega volgarmente tale inferiorità nazionale colla corruzione del popolo e l'insipienza dei governanti, senza sospettare che una causa più profonda, debba produrre questi effetti che gli paiono cause.
Così nei Ritratti delle cose di Francia non avverte il moto religioso che già vi fermentava e non analizza l'opera compita da Luigi XI: nota il Parlamento ma non l'esamina, coglie a volo la devozione e l'accentramento prodotto dall'eccessiva unità di comando, contentandosi di ripetere sul carattere francese le osservazioni di Giulio Cesare.
In questo torno il Machiavelli nominato commissario al campo di Pisa intese quasi esclusivamente all'ordinanza della milizia, confermandosi nelle idee che doveva poi esporre nei Dialoghi dell'Arte della guerra; e siccome finalmente Pisa gli si arrese, potè per la prima volta dopo molti anni di pratiche politiche, sfruttando l'opera dell'illustre e sfortunato Giacomini, acquistare in Firenze una certa importanza, la quale nè durò nè crebbe. A traverso tutte le conflagrazioni italiche d'allora il governo repubblicano del Soderini si approssimava fatalmente