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saldandole con fili di ottone le sue ossa, per dirvi: questo è Shakespeare.
— E non sarebbe che il suo cadavere.
Un gruppo di amici è sopravvenuto deviando la nostra conversazione.
— Studii? mi ha chiesto Fossa.
— No.
— Scrivi?
— Nemmeno.
— Non lo credo: è un pretesto per non dirci a che cosa lavori o per
non mostrarcelo. Macchiavelli! ha soggiunto pigliando dal tavolo lo stesso volume preso da Berti. Sentiamo, sentite, si è rivolto con scherzosa ironia agli amici: che cosa pensi tu del Macchiavelli?
— O del Villari? ho risposto barattando un'occhiata col Berti.
— Che m'importa del Villari! Il giudizio di un giudizio è come il
racconto di un racconto, il secondo è sempre peggiore del primo; non vi è che il terzo che essendo addirittura insopportabile ci possa consolare dell'averli ascoltati tutte due. Dimmi tu, piuttosto, che cosa pensi del Macchiavelli. Io non l'ho mai letto, ma l'ho visto nel mio viaggio a Firenze, in Santa Croce: mi è parso una vecchia testina di monello intelligente. Intelligente e monello lo era di certo, ma forse qualcos'altro ancora. Che cosa pensi tu del Macchiavelli?