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14 Don Giovanni Verità


E dalla porta tutti gli sguardi si riportarono sul palcoscenico. Una scena calata in fondo lo lasciava in tutta l’ampiezza del suo vano. A sinistra una luce filtrante da un vicolo per gli aperti finestroni lo illuminava melanconicamente. La tela, che lo chiudeva in fondo, rappresentava una parete di camera aristocratica colla porta tutta ornata di goffi rabeschi: due ritratti degli antenati comuni a tutte le commedie, un cavaliere del secolo passato in cappellaccio piumato e bavarina bianca, e una dama scollacciata, in abito rosso orlato di merletti bianchi, lo fiancheggiavano; e al di sopra della porta un piccolo quadro chiuso in una povera cornice dorata rappresentava Garibaldi. Il Generale era dipinto colla berretta in capo, avvoltolato nell’immenso mantello cilestro. La sua testa rimasta bella attraverso le falsificazioni di tutti i ritratti si distingueva male, e nullameno tutti la riconoscevano e a tutti quella nobile e semplice fisonomia faceva la stessa impressione. Non uno degli schiamazzatori che, voltandosi al palcoscenico ed incontrando quello sguardo immaginario, non smettesse di vociare colto da un senso affettuoso e pauroso di rispetto. Sotto al ritratto del Generale, più innanzi verso la ribalta, una lunga tavola coperta di un vecchio tappeto mezzo lacero, prestato dalla generosità del Municipio, aspettava il Comitato del co-