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la via Emilia già consci della morte che li attendeva? In quanti contadini migranti colle ultime masserizie verso le città, colla fronte bassa per nascondere le lagrime, vi si sarà imbattuto Dante esule da Firenze, fervido d'ira e di poesia? Quante risa idilliache vi hanno stormito all'orecchio di Properzio o di Petrarca? Per quante combinazioni di calcoli domestici e mercantili vi passarono Macchiavelli e Galileo, combinando nel forte pensiero cifre storiche o astronomiche, dati di algebra fisica o sociale? Quante fronti giovanilmente superbe alla vigilia del trionfo e della morte vi si sono alzate da Pico della Mirandola a Gastone di Foix, da Keats a Bellini? Quanti storici da Tito Livio a Gibbon, da Guicciardini a Duruy vi hanno involontariamente cercate le orme dei popoli, dei quali ricostruivano nel vasto ingegno la storia? Giano della Bella e Catilina, Andrea Doria e Nerone, San Luigi Gonzaga e Goethe, Heine e Caterina da Siena, Napoleone I e Farinello, Caio Gracco e Cosimo De' Medici, Bianca Capello e Annita Garibaldi, Alessandro VI e Mazzini, Attila e Raffaello, Ignazio di Lojola e Catone, Boezio e il connestabile di Borbone, poeti come Virgilio, ballerine come Arbuscula, dame come Stefania, imperatori come Barbarossa, generali come Consalvo, conquistatori come Carlo d'Angiò, pittori come Leonardo, architetti come Brunelleschi, attori