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sua vita di lavoro. E quando il terribile guerriero sarà ripassato vittorioso, non avrà riconosciuto quel medesimo vecchio intento a spiarlo dal medesimo posto, e non avrà certo pensato che per lui il suo passaggio nella strada era eguale a quello di ogni altro per quanto il suo arrivo a Roma potesse essere diverso, giacchè quel vecchio non avrebbe poi distinto nella piccola fossa del concime lo sterco del cavallo di Caio Mario da quello di tutti gli altri cavalli. Quel vecchio che restava e resta ancora sulla strada, giacchè la razza di quelli che vi raccolgono il concime è indistruttibile, dietro ogni viandante aspettando ciò che qualunque più povero è pur costretto ad aver di superfluo, somiglia singolarmente al tempo, quale la fantasia dei pittori ha sempre voluto dipingerlo: invece della falce un mozzicone di badile e un cesto per giunta. Ma se ciò che vi depone è tutto quanto resta di ogni viaggio umano, la sola differenza che sulla strada distingua il passaggio dell'uomo da quello dell'animale, la sola ricchezza che si possa raccogliere dove tutte passano, l'opera di quel vecchio e il suo risultato sono la più vera definizione della vita umana, che nessun filosofo ha ancora avuto l'ingegno o il coraggio di formulare.
E nella strada, per la quale tutti sono costretti a passare più o meno spesso, alcuni sembrano abitare,