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l'agricoltura, dietro le legioni passarono i cittadini di Roma, i barbari li seguirono, e Roma crebbe trasformandosi da città vincitrice in capitale d'Italia, da capitale d'Italia in centro del mondo.
La strada costrutta nell'anno 567 dal console M. Emilio Lepido quindici anni dopo la battaglia di Zama, nella quale la mediocrità vanitosa di Scipione sopraffece il più gran genio militare apparso nella storia, era destinata ad allacciare la naturale frontiera del Po a Roma, vertice del grande triangolo della via Flaminia e Aretina riunite a Bologna per la via Cassia. Al di qua del Po prevaleva la costituzione civile degli Italioti, al di là la costituzione cantonale dei Celti.
D'allora quanti popoli, quanti individui, quante vicende sono passate per la via Emilia!
Sollevazioni di popoli soggetti, invasioni di popoli stranieri, eserciti fuggenti nelle sconfitte, legioni taciturne nelle marcie forzate di una riscossa o chiassose nel ritorno di un trionfo, legionari mutati in coloni e pellegrini verso le terre loro assegnate dal Senato, carovane di mercanti e di pastori; Galli ed Etruschi, Celti e Veneti, Liguri ed Allobrogi, Insubri e Germani montati su cavalli addestrati nelle guerre o selvaggi ancora della vita libera delle foreste, sopra traini rotolanti su cilindri o carri falcati di battaglia o bighe leggiere o plaustri dipinti trasportanti