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immensa palude Padusa entro la quale Ravenna, antico villaggio lacustre, aspettava nella calma della ignoranza di succedere a Roma come capitale dell'occidente. I più floridi paesi della romagna non esistevano ancora; un'acqua torbida ed inerte, tratto tratto percossa da innumeri tuffi di uccelli vallivi, evaporava lentamente al sole avvelenando nell'aria ogni alito di vita; il mare lontano, cerulo sotto l'argento delle sue spume, la chiudeva come in un immenso monile niellato. La palude serpeggiava avanzandosi verso i colli o indietreggiando verso il mare a seconda dell'impeto dei fiumi che vi si cacciavano, sempre più intricata da vegetazioni acquatiche, nelle quali s'impigliavano i remi dei piccoli canotti. Oggi nel medesimo luogo i mietitori ripetono negli stornelli le canzoni di quei primi pescatori, che la storia non conobbe o invitò pei campi, trasformandoli sino d'allora in agricoltori o in mercanti.
Allora la strada era un margine alto sui campi e sulla palude, pel quale Roma mandava le proprie legioni a frenare i popoli vinti o non ancora fusi dalla sua civiltà. Alcuni fra essi, come i galli Senoni, furono distrutti o cacciati; la maggior parte degli altri rimasero, e quella lunga linea bianca, che li univa a Roma, li persuase ad altra vita; l'agricoltura successe alla pastorizia, il commercio raddoppiò