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intorno non sapendo più che cosa fare per lenirmi la esasperazione del dolore, che mi toccava sgridarla quando piangeva.
Povera Lucia!
L'ho intesa più volte lagnarsi che la disgrazia non sia toccata a lei.
— Io sono donna; noi donne possiamo restare in casa o a letto quanto
ci pare.
In questo slancio di bontà vi era una profonda osservazione filosofica, giacchè sento che l'inazione, alla quale sono costretto, mi pesa assai più del ghiaccio che allora m'intormentiva il ginocchio. Sopra tutto mi dispera il dubbio di rimanere a letto chissà ancora quanti mesi, e zoppo per tutta la vita. Ah! trovare un ostacolo ad ogni passo, sentire ad ogni moto la propria deformità, non poter discendere una scala, accompagnare un uomo, raggiungere una donna, afferrare un cavallo; impotente, smezzato, contemplando da una sedia la campagna come un prigioniero dalla inferriata... ma il prigioniero può sperare di segarla e fuggire....
Gli amici che mi confortano sembrano poco persuasi delle loro frasi.
Solo la Lucia è sicura che guarirò perfettamente, ma non ha altra ragione a questo che un'affezione di trent'anni; sono quasi suo figlio. Se restassi zoppo, ella sosterrebbe con tutti che non è vero.