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Il sogno esposto da pochi, accarezzato da quasi tutti è di una conciliazione, che accordando la coscienza religiosa colla coscienza politica induca quella calma, che altri secoli hanno conosciuto.
L'ideale ultramondano, troppo spesso negato dalla rivoluzione, invincibile in fondo a tutte le coscienze offusca e sminuisce gl'ideali politici già intorbidati da interessi non sempre nè grandi nè puri: l'uomo non vuole e non vorrà mai rinunciare alla immortalità religiosa del proprio individuo per nessuna felicità storica ottenuta da spostamento di classi o migliore assisa di ordini. Uno scetticismo doloroso costringe quindi le coscienze a diffidare di tutte le forme della vita. La religione cattolica più antica degli istituti politici che la combattono, incrollabilmente superba nell'affermazione della propria immortalità, sovrasta a popoli e a governi, scemando loro colle condanne e colle ironie la fede già scarsa che hanno in sè stessi.
La rivoluzione non è nemmeno arrivata alla conquista della propria forma necessaria. Solo la Francia, che l'iniziò prima in Europa, dopo quasi un secolo di tragiche prove, attraverso sanguinose ecatombi e rovine economiche è giunta finalmente a costituirsi in repubblica, ma con così debole maggioranza di voti e fiacca compagine di sentimenti, che i residui monarchici possono ancora atterrirla min