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striaci, acconsentirebbe di buon grado ad abbandonare in Don Giovanni un suddito altrettanto nocivo nel passato che pericoloso per l'avvenire. Lo stesso abito sacerdotale della vittima avrebbe reso più facile il sacrificio. Pio IX avrebbe potuto come Papa chiamarlo a Roma e trattenervelo come Re. Nessuno avrebbe protestato.
Ma anzitutto premeva impedirgli ogni esercizio del culto. Il popolo, che lo sapeva salvatore di Garibaldi, doveva riconoscerlo quanto prima per uno scomunicato da Roma sotto pena di credere che Don Giovanni avesse fatto bene a salvare Garibaldi e che questi avesse ragione togliendo al Pontefice ogni diritto politico. Nulla è più sicuro ed inflessibile del buon senso popolare. Se il Papa non condannava coloro che avevano aiutato Garibaldi a cacciarlo da Roma e a dichiararlo decaduto dal trono, abdicava alla propria sovranità: se un semplice prete poteva contraddirla, tenendo per la rivoluzione contro il Papa senza venir meno ai propri principii o alterare il proprio carattere, non era vero che la rivoluzione, opera del diavolo, fosse nata e vissuta nell'errore.
Il clero lo aveva troppo affermato per riparare adesso dietro una distinzione scolastica o una riflessione politica. L'anima popolare violentata da troppi dubbi esigeva una soluzione netta; forse ai