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giore dell'averlo salvato. Garibaldi era la negazione di Roma papale.

Colpirlo nell'idea che incarnava, mostrandosi onniveggente ed implacabile contro coloro che l'avevano in lui aiutata, doveva essere necessariamente il programma di Roma. Gli uomini d'arme che avevano accompagnato Garibaldi dall'America, i politicanti che lo seguivano ora nell'esilio, non erano per lei colpevoli che a mezzo, giacchè negando tutte le religioni, la loro negazione di Roma perdeva ogni valore nella falsità del loro ateismo. Forse, anzi senza forse, Roma guadagnava alla loro guerra.

I nemici veri, quelli che occorreva ad ogni modo distruggere, erano i nuovi cattolici o i vecchi cristiani che dichiarando incompatibile colla religione di Cristo l'attuale costituzione pontificia, intendevano a rimutarla nella teorica e nella pratica: Roma papale non poteva perire che per opera loro.

La fucilazione di Ugo Bassi era quindi stata una dichiarazione di guerra.

Ma Don Giovanni aveva nuociuto al Papa bene altrimenti del barnabita.

Bisognava quindi arrestarlo e condannarlo. Difficoltà non se ne sarebbero incontrate. Il governo del Granduca, che aveva consegnato Renzi e cercato di consegnare Gavazzi al principio della rivoluzione, questa prostrata, e sostenuto dagli Au