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— Che cosa vuole? rispose Pio Nono imbarazzato da quel gesto.
— Garibaldi sono io: vi stringo la mano, non posso ringraziarvi

altrimenti.

E la voce e l'attitudine del Generale furono così epicamente semplici, che l'altro comprese di botto: e abbacinato, più incerto ancora dopo aver compreso, tremante di un sentimento inesplicabile allora e che neppure in seguito è mai riuscito a spiegarsi, lasciò sfuggirsi la catena.

— Eh via! Pio Nono, seguitò allegramente il Generale: non c'è da

ridere piuttosto?

In quel momento riapparve Don Giovanni.

— Niente? gli domandò il capitano Leggero.
— Che c'è?
— Don Giovanni! esclamò ancora attonito il mulattiere: è lui

Garibaldi, non il mio mulo.

Don Giovanni comprese che Garibaldi si era nuovamente scoperto e voltandoglisi bruscamente:

— Ma Generale...
— Oh! questo Pio Nono non è come quell'altro, non tradirà.

Vent'anni dopo Pio Nono mi raccontava in una bettola di Palazzuolo il grande aneddoto della sua vita.

— E il mulo? gli chiesi.
— Di quelli non ne ho avuti più.
— Come Garibaldi.