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a larva di re; e il triumvirato toscano, ombra del triumvirato romano, spariva nelle tenebre della reazione granducale; e i borboni ritiravano a Napoli la costituzione insanguinandola nelle vie, e la rivoluzione falsata a Parigi dalla repubblica francese, che mandava ad assassinare la repubblica romana, era tradita a Vienna, soffocata a Berlino nel sangue più generoso: salvarlo adesso che generale senza esercito errava fra il popolo incapace di riconoscerlo, ormeggiato da spie, circuito da pattuglie pronte a fucilarlo! Morire ma salvarlo, perchè egli solo poteva un giorno rialzare l'Italia, essendo stato solo a concepirla e a combattere per l'Italia libera ed una! Mentre i più illustri uomini delle varie provincie disonoravano di lamenti e di contumelie reciproche la sventura di quell'ora, Garibaldi già rituffatosi nel popolo e subitamente dimentico della propria gloria di generale, non si difendeva, non si vantava. Come prima di battersi in Italia per l'Italia, comprendendo per lei il bisogno di una nuova gloria militare, era andato a conquistarla in America: sentendo che il torto della rivoluzione fallita era solo dell'Italia, più coraggioso di tutti nascondeva col proprio silenzio quella viltà all'Europa, conscio per prova che il raccoglimento del dolore è sempre più fecondo di tutta l'agitazione delle diatribe. Taceva ed errava. Dov'era in quell'istante? Qual nuovo disastro lo colpiva?