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E su quel silenzio di due mondi millenari, che il fuoco degli assedianti non bastava a rompere, Mazzini pronunciò la parola della vita nuova proclamando la repubblica moderna. Dopo i cesari i papi, dopo i papi il popolo. Roma assediata dagli ultimi barbari della monarchia liberava nuovamente il mondo; ma era l'anima italiana che parlava in lei. La proclamazione della repubblica, appena udita per le vie della città, echeggiò dovunque. Un'altra êra incominciava bagnata di sangue come tutte.
Ma unico fra i forti italiani d'allora che affermasse l'unità d'Italia, mentre i più intrepidi di spirito non ne sorpassavano la confederazione, anche Mazzini dovette contraddirsi proclamando una repubblica romana. La sua grand'anima resistè allo schianto di questa contraddizione, che annullava l'affermazione di tutta la sua vita in un momento che la morte rendeva libero da ogni menzogna. Senonchè l'unità da lui affermata magnanimamente non era ancora cosciente nell'anima d'Italia, e Genova e Venezia risognavano le proprie repubbliche marinare, e la Toscana si affermava superbamente augusta in sè stessa, e Napoli invidiosa del Piemonte accarezzava contro di lui la stessa vanità di egemonia, e la Lombardia di tradizioni più incerte evitava di risolvere, e nessuno malgrado le molte adesioni al Piemonte sentiva davvero che l'unità sola poteva produrre l'indipendenza e l'unione d'Italia.