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nfedisti, seminando fra i vinti rancori che nulla poteva più consolare. Le calunnie scoppiettavano ora che il fuoco della moschetteria si faceva più rado e meno omicida; le speranze uccise dai sarcasmi del popolo peggio ancora che dal piombo degli eserciti nemici cadevano come Ferruccio avvolgendosi nelle ultime bandiere.
Don Giovanni assisteva a questa agonia prolungata di giorno in giorno quasi per aumentarne il dolore.
La sua anima era in preda a mille passioni. La viltà del clero tripudiante sulle stragi italiane gli dava a volta a volta degl'impeti disperati, che la sua coscienza di uomo, ribellandosi alla coscienza di prete, portava fino a Dio. La questione del papato avviluppata intorno all'ideale religioso lo aveva reso irreconoscibile, mutando una religione di sacrificio e di amore, talmente pessimista da non considerare il mondo che come un tramite oltre il quale splendeva la verità e si armonizzava la vita, in una feroce idolatria, nella quale le avare ingordigie del tempio e gli ignobili silenzi dell'idolo concordavano alle più ribalde affermazioni. Il pontefice, invece di mostrare ai popoli la croce di Cristo, brandiva la canna dellEcce Homo come una mazza, minacciando di spezzare le teste che non si sarebbero curvate.