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QUARTO. 107

virtu, & in ogni sua bontà, dico che come la nave si guida dal nocchiero col mezo del timone, che altrimenti sarebbe confusa, così il vostro Cavallo si governerà secondo che si muove il suo timone, che sarà la briglia; & le redine che la sostengono, sarà il manico del timone, il quale si tiene dalla man sinistra, & si guida dalla ragione, & dal vostro discorso, & quando passaggia, & quã an an do trotta, & quando galoppa, & quando corre, & quando para, et quando salta, con calci, o senza calci, & quando volta a i repoloni, & quando raddoppia da fermo a fermo, & quando fa corvetti, & la capriola, bisogna che il più delle volte al moto della vostra man sinistra che tiene il governo corrispondano a ten en po i remi, cioè le vostre gambe, overamente gli sproni, o giunti insieme, o l’uno, o l’altro, & la bacchetta, & tal’hor la voce, overo la lingua.

[Quã an an do il caval sarà ben en disciplinato, e giusto, si dee levargli gli aiuti.]Notate, che quando il Cavallo sarà ben disciplinato, & giusto, non vi bisognerà bacchetta per aiutarlo, ma solo per assuefarvi la mano in quelle due parti, nelle quali combattendo vi convien tenere la spada; ne farà mestiero far più motivo di voce, ne torcere più le gambe, ne anco la persona per soccorrere al difetto suo, ma anderete giusto di corpo, di mani, di coscie, di ginocchia, di gambe, di calcagna, di quel modo che avanti brievemente vi dissi: perche egli in ogni minimo cenno di aiuto, di briglia, & di sproni, intenderà il vostro core; & in ogni opera, che farà, egli accompagnerà voi, & voi accompagnerete lui: tal che verrà a tempo, & a misura, & alla vista de’ riguardanti parerà che egli, & voi sia un corpo, di un senso, & di una volontà.

[Che sempre dee andar sogetto, e non cõ on on la testa disciolta, e libera.]Et benche alcuni dicano, che sarà più utile che allora che si cavalca, egli vada con la testa disciolta, & libera, mantenendolo con la sua natural ferocità, senza fargli conoscer castigo, ne suggettione alcuna; nondimeno si vede apertamente, che in questo modo il Cavaliero sarebbe da lui guidato, & non essendo egli ne atto, ne creato a correggere l’huomo, anderebbe giunto a precipitar con esso. però bisogna che egli intenda voi, & a tempo risponda alla volontà vostra, & con l’arte vera fargli sapere, che la più gagliarda parte del sul corpo vada avanti, che è la fronte; & la più debile, che è il mostaccio, vada di sotto. Et tacciano que’ moderni che di ciò han detto il contrario, perche il Cavallo quanto più và con la testa disciolta, & col mostaccio di fuora, tanto maggiormente anderà con la schiena abandonata, & lassa, talche non solo il più delle volte sarà il maneggio dispettoso, colcato, & largo, & con niun’ordine, ma più facilmente perder a la lena. La ove quando egli porterà il mostaccio di sotto al suo debito luogo, & va a ferir con la fronte, d’hora in hora rinforzara la schiena, & havera dove appoggiarsi, & assai volte da groppo in groppo unirà tutta la possanza sua, dal che anco gli nascera leggierezza, & maggior forza & lombo, & facilita grande in adoprarsi. Quando egli porta il mostaccio di fuora, non solo gli mancherà la forza, della qual potrebbe il Cavallo prevalersi, mn nel corso, & in ogni opra sara pericoloso, & assai facile