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QUARTO. 105

di dietro, & che non muova le spalle, & che la testa sia sempre all’incontro del nimico, il che val molto al combattere a corpo a corpo a cavallo, userete pur tale ordine: nondimeno di più allora volterete un poco la man della briglia, in un medesimo tempo, da quella banda dove gli darete, per fargli girare l’anche, lo aiuto, o castigo di sprone; & si fara l’opposto con la man della briglia, quando volete che vada tutto insieme egualmente da un lato, come vi dissi dinanzi. Et tutti questi castighi, o aiuti, non solo faranno i ragionati effetti, ma gli daranno la vera intelligenza, & che soffra volentiermente gli sproni. Et, se volete anco sopra di ciò fargli conoscere la bacchetta, vuole a quel ten en po che si tocca di sprone dalla medesima banda cõ on on traria, nel fianco, & tal’hora alla spalla minacciare, o battere, overo aiutar con essa, onde dapoi la intederà, & sola senza sprone, & accompagnata con lo sprone. & se dal principio, quando se gl’insegnano queste cose, egli non rispondendovi bene, facesse il contrario, non perciò vi disanimerete, perche al fine con la sollicitudine si troverà facilissimo in ogni minima richiesta, che gli farete.

[La vera arte è il far conoscere al cavallo la cagion del castigo, e dell’aiuto.]Però questa è la difficoltà grande, et l’arte del valoroso Cavaliero di far intendere chiaramente al Cavallo la cagione, perche se gli dona il castigo, overo aiuto, non solo di sproni, ma di qualunque sorte si sia. Perche come egli conosce questo, sempre gli anderà conforme a quel che vuole. onde conviene talhor tento, & talhor fermezza di mano, & talhor asprezza, & talhor temperamento a i calcagni, & in ogni opra del corpo; talche bisogna infinito discorso in conoscere, & usare il tempo, & la misura, & quando se gli vuol mancare, & quando crescere quel castigo, o aiuto; & dove gli conviene l’uno, & dove l’altro; & senza loro è impossibile che si arrivi in questa virtu compitamente, che ben si può dire, che l’ignoranza di queste cose fosse la cagione che mai niuno havesse tentato scriver di tal dottrina. Perciò son certo che molti biasimeranno quel che ora dico, perche a lor parerà che questo modo di ammaestrare il Cavallo sia falso, & non vero, & fattibile, essendo molto alieno, et fuor dell’uso di tutti gli altri, che al mondo furono, et sono: ma tutti coloro che dapoi vedranno nascere tanti belli effetti da questi ordini, conosceranno il valore dell’infinita gratia, che ora il cielo ne dona.

[In sette modi si può castigare il cavallo, e gli effetti loro.]Et avvertite bene, che il Cavallo si può castigar in sette modi. Di voce, di bacchetta, di briglia, di polpe di gambe, di staffe, di sproni, di volta. Il castigo di voce, come prima v’ho dettl, è quello che egli più terne, & fin che si fa, meno sconserta, & a qualunque disordine giova. Il castigo di bacchetta, benche in alcun Cavallo nel principio paia mal fatto, & che lo distoni, nondimeno appresso si conoscerà, che facendosi a tempo, val molto in fermarlo di testa, & togliergli ogni mal pensiero. Il castigo di briglia corregge assai la bocca, & lo aggiusta di collo, & di testa, & non poco giova in assicurarlo. Il castigo di polpe di gambe, & ancora il castigo di staffa, l’uno, et l’altro ferma, et aggiusta in ogni