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TERZO. | 91 |
[gione il cavallo tiri, e vada via di bocca.]& va via: il che procede nõ on on solo per esser di mala bocca, ma per la creanza che gli diede il suo Cavaliero, la quale fu senza ragione, & ordine; che essendo egli di troppo senso, et vivacità, overamete cõ on on le parti dure della bocca, come vi feci chiaro avã an an ti, nõ on on sapẽ en en dolo vincere, ne soggiogare, ne farlo accorgere della volõ on on tà sua, ne quando egli si ha da fermare, et parare, ponedosi in su la mano nõ on on si fermerà, et se pure si ferma, fara un disordinato, et mal tenere. Il qual vitio si corregge nõ on on solo cõ on on la briglia, ma col timore del vostro castigo, si come intẽ en en derete.
Occorrẽ en en dovi nelle mani un Cavallo si male avezzo,lo comincierete a cavalcare con maggiore attentione che se fosse polledro. Et primieramente vi bisogna in una strada lunga, & chiusa da i lati insegnargli che si fermi sopra il passo, & appresso sopra il trotto, & poi sopra il galoppo, & sempre che si fermi nel fin del passa, o del trotto, o del galoppo, gli farete far le posate; & avanti vi ho ben detto il modo, con gli aiuti, & castighi, come se gli hanno da dare. Ma perche egli ha presa quella natura, & libertà maligna di andarsene, non lo dovete per molti, & molti giorni correre: anzi ogni fiata, che egli al fin del galoppo ha fatte le posate, vi sarà un’huomo all’incontro con una bacchetta over bastone in mano, & in quell’instante leggiermete battẽ en en dolo nelle braccia, et rade volte nel mostaccio, il fara fare indietro poco più o meno di cinque palmi, tal che come egli conoscerà il voler vostro, subito che sara fermato, & si vederà quello che tiene il bastone avante, & ancora sentendosi da voi tirar un poco la briglia, da se stesso senza falrsi battere si fara indietro. dapoi che egli sara ben fermo, & facile al parare, & sicuro al ritirarsi, anderete al medesimo luogo, et senza toccarlo di sproni, o di bacchetta, & senza dir moto, & senza troppo sforzarlo, gli darete piacevolmente la carriera: & come siete vicino a quella parte, dove si suol fermare al galoppo, & voi lo aiuterete di voce al parare, & in un tẽ en en po colui, che gli stara all’incotro, ancora a cautela maggiore aiutadolo di voce lo minaccierà col bastone. ei se pur si accorge che egli voglia passare avanti, et tirar via, gli dara con esso una gran botta nel mostaccia, la qual botta, usando bene a tẽ en en po l’ordine che ora vi ho detto, son certo che nõ on on gli bisognerà, perch’egli in udir da voi quella parola che si suol dire al far delle posate, & in sentirsi tirar la briglia, & in vedersi colui col bastone inã an an zi, facilmẽ en en te da se stesso si fermerà, & fermato che egli sarà, lo accarezzerete un pezzo, & parimẽ en en te come feste al fin del trotto, o del galoppo, lo farete far indietro, et poscia tra lo andar et venire passeggierete da sei volte per la carriera, fermandovi sempre in quel medesimo luogo dove solete parare. Et per alcuni giorni non bisognerà più correre, ma userete l’ordine del passo del trotto, & del galoppo, pur a quel modo di prima. & avvertite che vi sia sempre all’incontro colui col bastone in mano, il quale ancora senza il bastone potrebbe tenere alquante pietre, et tirargliele a tẽ en en po nel mostaccio, overo nelle braccia: ma allora bisognerebbe maggior tẽ en en to alla mano, che tira la pietra; il che di raro accade haversi: & perciò