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86 | LIBRO |
treste voltarlo di meza volta, et dapoi tã an an tosto tirandogli la briglia il starete fare indietro poco più o meno di dieci passi con quanta furia si può, & appresso il volterete girandogli la testa in quella parte dove era prima, nella quale egli non volea farsi avanti, & di subito lo richiederete che camini, che in tal modo il piu delle volte si suole aviare.
Et accioche con maggior facilità egli sia totalmẽ en en te corretto dalla sua malitia, oltre a questi ordini, se gli potrebbono anco legar al tronco della coda una corda, rivolgendola in quel tronco, come si fa con la zagarella quando si cavalca: & fate che avanzi da sei passa, calata in terra, & dapoi cavalcherete sopra di essa per la medesima strada, & richiedetelo che vada avanti, o di passa, o di trotto, o di galoppo, in quella specie dove egli suol pigliare la pugna, & non solo non vodendo aviarsi, ma facendosi in dietro, subito un huomo a piede prenda quella corda pendente, & lo tiri pure in dietro verso di lui, tal che egli, per il timor che tiene di farsi tirare, anderà via, facendo forza di scampare, & caminare avanti: & in quel tempo colui che tiene la corda in mano presto la lasci, & tanto maggiormẽ en en te anderà, sentendosi quello strascino di fune appresso, et ogni fiata che egli prende pugna di non voler caminare, colui che gli sarà appresso piglierà quella corda tirandolo verso di se, & similmente a tempo, com’egli camina, la lascierà. & a maggior cautela, oltre di ciò, lo farete sempre molestare di bastone, di pietre, di voci, con l’ordine che vi ho detto dinanzi.
Perche al tirare che si fa della corda facilmente si potrebbe disciogliere dal tronco, & venirsene, massimamente non havendo cognitione di far l’ultimo nodo con i peli della fune, il che non si può dire, perche bisognerebbe con gli occhi vedersi; per tanto non sapendosi far quel nodo, mi è paruto dirvi, che non solo si deve legar al trõ on on co, ma si legherà il capo disopra della detta corda nella fibbia della sella, dove si pone la groppiera: che in questa maniera starà ferma, & per molto che si tiri non si discioglierà dalla coda, & liberamente si farà l’effetto.
[Quã an an do è restio per Sua gagliardezza per colpa di Cavaliero.]Quando conoscerete che egli sia restio, solo per la sua gagliardezza, & per colpa del Cavaliero che vi fu vile, allora voi sopra di essa anderete in una campagna che sia maiese, et in quel tempo, che dandogli la sua lettione, egli prende pugna di non volersi aviare, o nel passo, o nel trotto, o nel galoppo, subito ch’egli si ferma, o con calci, o senza calci, o pensa di fermarsi, così come nella regola che vi dissi avanti dovete tacere, senza che da voi si batta, ora per cõ on on trario dovete gridarlo con terribil voce, & in quell’instante gli darete di bastone in su la testa, & sifra le orecchie, & fra le braccia dinanzi: et benche egli forse dimostrerà di saltare, o di ponersi da traverso, overamente farà vista di piantarsi, o colcarsi, in quel tẽ en en po, quanto più abonda in queste, et in altre malignità, tanto maggiormente voi dovete radoppiar le voci orrende, & le bastonate; & a sua maggior fatica dargli a tempo colericamente i torni dall’una o l’altra parte, over da quella dalla quale egli stesso più vi sforza: tal che al fine come si accorgerà