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ponevano. Per la quale tanti affanni; tante fatiche, tanti pericoli, tante cicatrici e crudelissime ferite, e morti nelli loro nobilissimi corpi acerbamente soffersono. Io lascerò stare gli innumerabili esempli delle strane Nazioni. Non dirò del memorando Codro, Principe degli Ateniesi, che sapendo per risponso d’Apollo, che nella morte sua era la vittoria delli eserciti della Patria collocata, sconosciutamente fra i nemici combattendo, si fece uccidere. Non dirò di due famosi fratelli Fileni Cartaginesi, che vivi vollero essere seppelliti, desiderando più tosto ampliare i confini e termini dello imperio di Cartagine, che la loro propria vita. Passeremo adunque al presente queste, e molte altre greche, barbare e latine Istorie, che tutte sono piene d’opere gloriose di cittadini verso le loro fortunate Repubbliche. Per le quali discipline per certo largamente si dimostra, che ogni animo d’onesto e laudabile cittadino debbe per carità della Patria ogni altro commodo e utilità propria posporre, e a ogni male, a ogni fatica, a ogni avverso pericolo, calamità e morte sottomettersi per la salute di quella. E di questo, quanto maraviglioso frutto seguiti nelle cittadi, non si potrebbe con lingua commodamente esplicare. Quinci nascono gli animi liberi a dirittamente consigliare l’utile della Repubblica. Quinci nasce la concordia, e la unità, e la coniunzione cittadinesca. Quinci nasce il valido presidio, e fermamento del politico vivere, cioè l’amministrazione della giustizia. Da questo deriva la pace pubblica e le private giocondità. Da questo derivano i triunfi e le vittorie, e i gran fatti dell’armi e gloriose opere militari. Da questo derivano i mantenimenti e le fermezze de’ principati, e le amplificazioni delli Imperii. Questi apertamente si dimostra per li esempli predetti, e massimamente nella gloriosa Città nostra di Roma, nella quale, mentre regnò questa fiamma di carità nelli animi di quelli famosissimi cittadini, sempre nel suo memorando imperio fiorirono, sempre le forze di quello fortunatissimo principato s’amplificarono. E così, per contrario, do-