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micizie me abbiano perseguitato; con quante e quante spesse villanie e ingiurie insieme siamo conversati, non racconterò al presente, Quiriti: a tutti voi in verità sono note e manifeste. Ma le cose più tosto ho disposto dire, che nei prossimi Comizii, da poi che consolo fu designato, sanza alcuna vergogna e con gran temerità finalmente l’ha divulgate; cioè, che per nessun’altra cosa, che per la morte di Catilina, il Consolato adimanda. Due testimoni sono qui presenti, uomini chiarissimi, Marco Antonio Consolo, e Caio Cesare, per l’autorità dei quali quello minacciamento in quel tempo, come mal consigliato, non fu approvato.

Gite ora, Padri Coscritti, e a tali uomini i Romani Imperii concedete, i quali con maggior cura le private inimicizie, che la salute di tutta la Republica perseguitano. Non disidera Cicerone il Consolato per sovvenire a’ miseri, per costrignere la potenzia de’ pessimi cittadini, difendere la Città, e alla sua Repubblica fedelmente provvedere; ma solo per potere Catilina dispergere, e in esilio mandare. È questo l’ufficio e il debito d’uomo clarissimo e consulare? Son queste le instituzioni d’un cittadino glorioso e santissimo? Proponete tali uomini alla vostra nobilità nel dimandare i magistrati, i quali sono di tanto e si grande animo a spegnere in tutta la Romana nobilità. Imperocchè quello, di che me solo più volte ha mi nacciato, assai più volentieri contro a voi convertirebbe. Credete a me, Padri Coscritti, credetemi,1 rade volte è tra gli animi tanto dissimili alcuno consenso di benivolenzia e carità. Costui è della Villa di Arpina, in questa città nuovamente ricevuto; e quella nuova ingenerata rabbia e invidia rivolge, la quale a’ nuovi e strani cittadini, non tanto i costumi, ma essa natura, per antica consuetudine ha data e conceduta.

Oggi è il secondo giorno, che nella petizione del Consolato, la

  1. Credete a me.... credetemi. Nota efficacia di modo in questa ripetizione alcun poco variata, nella quale la lingua meditata e scritta si accosta con bell’arte del dire alla lingua parlata.