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ORAZIONE

DI

m. buonaccorso da montemagno in favore di
l. catilina contra m. t. cicerone.1


A tutti gli uomini, i quali vivono in grandissimi principati, o delle cose pubbliche o private consigliano, diligentemente si confà considerare, che alla voluttà d’alcuno stoltamente non consentano, e lo ingegno libero con furore, e iracundia aggravando non occupino; ma vigilantemente sforzarsi, che con gli animi invitti perseverando durino, e il bisogno di qualunque egualmente risguardino, nè in alcuna parte in clinati sieno, insino a tanto che le ragioni di ciascuno, più chiare che luce, aperte e manifeste, e assai discusse e trattate sieno. Imperocchè egli è difficile, commossi già gli animi e concitati gl’ingegni, alcuna cosa vera persuadere, tanta è stata alle volte la forza, e la veemenza dell’orazione. Questa considerazione se presso a voi fosse stata, Padri Coscritti, quando il nostro Consolo male de’ miei costumi con tanta acerbità poco innanzi parlava; quando con perversa ed inusitata eloquenzia contro alla mia vita e i vostri animi allettava, e la sua orazione con soave modo e voce pronunziava: certo mi confiderei, che la sua pessima e ostinata malizia dalla nostra

innocenzia in questo giorno saria cancellata. Ma veggio già

  1. Il Montemagno prende in questa orazione a difendere Catilina in nome e per bocca di costui parlando.