Pagina:Orazioni di Buonaccorso da Montemagno il Giovane.pdf/121

108

XXX.

Se io consento al desio che mi molesta,
Veggo vergogna, e duol seguirne insieme;
Ma bene è folle il Nocchier, che non teme
Di salvo porto mettersi in tempesta.

Libero uccel giocondo alla foresta,
Chiuso po’ in gabbia tremolante geme:
Certo il so ben; ma tal forza mi preme,
Ch’a più saggio di me tolto ha potesta.

Or come puossi quel, ch’all’alma piace,
E vuol, far che disvoglia, e che dispiaccia?
Quest’è impossibil; dica altri, che vuole.

Segua adunque, che vuol, vo’ darmi pace,
E son contento, purch’Amor mi faccia
Arder de’ raggi d’un sì vivo Sole.

XXXI.

Gloriosa onestà, somma virtute,
Ond’ogni atto gentil principio prende,
Fede sincera, che dall’alto scende
Infra i mortali, esemplo di salute;

Beltà celeste, e cose non vedute
Chi mira questa Donna, e lei comprende:
In dir l’alto valor, che lì s’intende,
Le Muse ne parrien, non ch’altro mute.

Che dentro a’ vaghi, e rutilanti lumi,
Fiammeggian mille spirti in tal dolcezza,
Che d’amor rompierien le pietre e i marmi.

Suo’ gesti, suo’ parlari, e suo’ costumi
Son tai, che chi la mira ogni altra sprezza:
Addolcisce ogni crudo, e spezza ogni armi.