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XXXIX.

 
Non son palazzo, nè casa, nè torre,
     E nè capanna, nè manco osteria;
     Vendo mangiar e ber per cortesia
     A più d’un passeggier che ’l mondo scorre.

La gabbia ritrosa.


XL.

 
Quel ch’io son ognun sa,
     E pochi hanno di me pur conoscenza.
     Chiarite or voi come tal cosa sta.

La maschera.


XLI.

 
Sappiatemi un po’ dir, care brigate,
     Qual son le genti più dell’altre ingrate.

Le monache.


XLII.

 
Ditemi, per mia fè,
     Donne, qual è quel re
     Che non porta corona in giovinezza,
     Ma la porta in vecchiezza.

Il papavero.


XLIII.

 
Mentre stillo dagli occhi il pianto amaro
     C’è chi ne fa conserva e lo raccoglie.
     Cotanto il male altrui altrui è caro.

Il ranniere.


XLIV.

 
Ho capo e coda com’una cometa,
     E son del suo colore,
     Ma non augurio morte di signore,
     Nè son più trista o ’nfausta che lieta.

La spazzola.