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XXVIII.

 
Ditemi un poco, qual è quella cosa
     C’ha duo corpi, e con l’un l’altro nutrisce;
     E che sempre sta ferma, e mai non posa,
     E ’l nonnulla divide e scompartisce.

L'oriolo a polvere.


XXIX.

 
Di tutti i fatti e detti banditore,
     Non però ch’io favelli,
     Povero sono e son tutto strambelli,
     E son marchiato com’un falsatore.

Il libro.


XXX.

 
Non son lupo nè cane,
     Ma mordo senza gnuna discrezione;
     E ho due braccia come le persone,
     Ma mi servo, è ben ver, dell’altrui mane.

Le tanaglie.


XXXI.

 
Di due madri son molti figliolini
     Che l’un per uno si somiglian tutti,
     C’hanno altrettanti fratei consobrini,
     Simili e in simil modo, ma più brutti.

Le dita delle mani.


XXXII.

 
Non sono uccello, e becco ho smisurato:
     Non son serpente, e porto il fuoco in bocca:
     Il nome ho falso, e chi ’n punta mi tocca
     Si pentirà dell’averlo cercato.

Le molle.


XXXIII.

  
Giunte alla bocca ho l’ale:
     Nasco d’un lupo, e non è animale:
     Ho del divino, e son cosa terrena,
     E son conforto d’ogni cor ch’è ’n pena.

Il boccale.