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                        carlo.
Veglio, t’inganna il tuo dolor. Pensoso,
Non esultante, d’un gagliardo il fato
Io contemplo, e d’un re. Nemico io fui
D’Adelchi; egli era il mio, nè tal, che in questo
Novello seggio io riposar potessi,
Lui vivo, e fuor delle mie mani. Or egli
Stassi in quelle di Dio: quivi non giunge
La nimistà d’un pio.

                      desiderio.
                         Dono funesto
La tua pietà, s’ella giammai non scende,
Che sui caduti senza speme in fondo;
Se allor soltanto il braccio tuo rattieni,
Che più loco non trovi alle ferite.



SCENA VIII.


CARLO, DESIDERIO, ADELCHI ferito e portato.


                      desiderio.
Ahi, figlio!

                       adelchi.
                   O padre, io ti rivedo! Appressa;
Tocca la mano del tuo figlio.

                      desiderio.
                                    Orrendo
M’è il vederti così.

                       adelchi.
                         Molti sul campo
Cadder così per la mia mano.

                      desiderio.
                                        Ahi, dunque
Insanabile, o caro, è questa piaga?

                       adelchi.
Insanabile.

                      desiderio.
                 Ahi lasso! ahi guerra atroce!
Io crudel che la volli; io che t’uccido!

                       adelchi.
Non tu, nè questi, ma il Signor d’entrambi.