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A PARTENEIDE1




     E tu credesti che la vista sola
Di tua casta bellezza innamorarmi
Potente non saria, che anco del suono
Di tua dolce parola il cor mi tenti,
5Vergine Dea? Col tuo secondo Duca
Te vidi io prima, e de le sacre danze
O dimentica o schiva; e pur sì franco,
Sì numeroso il portamento e tanto
Di rosea luce ti fioriva il volto,
10Che Diva io ti conobbi, e t’adorai.
Ed ei sì lieto ti ridea, sì lieto
D’amor primiero ti porgea la destra,
Di sì fidata compagnia, che primo
Giurato avrei che per trovarti ei l’erta
15Superasse de l’Alpe, ei le tempeste
Affrontasse del Tuna, e tremebondo
Da la mobil Vertigo, e da l’ardente
Confusïon battuto, in sul petroso
Orlo giacesse2. Entro il mio cor fean lite
20Quegli avversari che van sempre insieme,


  1. Sull’autografo è scritto di mano del Manzoni: non corretto.
  2. Il Fauriel il secondo duca, così chiamato perchè tradusse Parteneide in francese, non era ancora stato nelle Alpi, e solo disegnava recarvisi. Ma il Manzoni dice scherzando graziosamente che al modo con cui traduce le descrizioni alpine del Baggesen si sarebbe creduto ch’egli avesse per il primo visitato le Alpi.