Scola e conforto de la vita, in terra
Di Giove il cenno le inviò. Vedea
Giove da l’alto serpeggiar già folta
La vaga mortale orma, e sotto il pondo 170Di tutti i mali andar curvata e cieca
L’umana stirpe: del rapito foco
Piena gli parve la vendetta; e a l’ira
Spuntate avea l’acri saette il tempo.
Alfin più mite ne l’eterno senno 175Consiglio il Padre accolse, ed, — assai, disse,
E troppo omai le Dire empio governo
Fer de la terra; assai ne’ petti umani
Commiser d’odj, e volser prone al peggio
Le mortali sentenze. Di felici 180Genj una schiera al Dio facea corona,
Inclita schiera di Virtù (chè tale
Suona qua giù lor nome). A questi in pria
Scorrer la terra e perseguir le crude
De l’uom nemiche ed a più miti voglie 185Ricondur l’infelice, impose il Dio.
Al basso mondo ove la luce alterna,
Sceser gli spirti obbedïenti, e tutto
Ricercarlo, ma invan; chè non levossi
A tanto raggio De’ mortali il guardo; 190E di Giove il voler non s’adempía.
Però baldanza a quel voler non tolse
Difficoltà che a l’impotente è freno,
Stimolo al forte; essa al pensier di Giove
Novo propose esperimento. Al desco 195Del Tonante le Muse una concorde
Movean d’inni esultanza; inebriate
Tacean le menti de gli Dei; fe’ cenno
Ei la destra librando; e la crescente
Del volubile canto onda ristette 200Improvviso. Raggiò pacato il guardo
A le Vergini il Padre; e questo ad elle