ermengarda.
Oh mai! ma quella via,
Su cui ci pose il ciel, correrla intera
Convien, qual ch’ella sia, fino all’estremo.
- E, se all’annunzio di mia morte, un novo
Pensier di pentimento e di pietade
Assalisse quel cor? Se, per ammenda
Tarda, ma dolce ancor, la fredda spoglia
Ei richiedesse come sua, dovuta
Alla tomba real? - Gli estinti, Ansberga,
Talor de’ vivi son più forti assai.
ansberga.
Oh! nol farà.
ermengarda.
Tu pia, tu poni un freno
Ingiurioso alla bontà di Lui,
Che tocca i cor, che gode, in sua mercede,
Far che ripari, chi lo fece, il torto?
ansberga.
No, sventurata, ei nol farà. - Nol puote.
ermengarda.
Come? perchè nol puote?
ansberga.
O mia diletta,
Non chieder oltre; obblia.
ermengarda.
Parla! alla tomba
Con questo dubbio non mandarmi.
ansberga.
Oh! l’empio
il suo delitto consumò.
ermengarda.
Prosegui!
ansberga.
Scaccialo al tutto dal tuo cor. Di nuove
Inique nozze ei si fe’ reo: sugli occhi
Degli uomini e di Dio, l’inverecondo,
Come in trionfo, nel suo campo ei tragge
Quella Ildegarde sua...
(ERMANGARDA sviene)
Tu impallidisci!
Ermengarda! non m’odi? Oh ciel! sorelle,
Accorrete! oh che feci!
(entrano le due DONZELLE e varie SUORE)