Di chi parli, o Veggente di Giuda?
Chi è costui che, davanti all’Eterno,7
Spunterà come tallo da nuda 20Terra, lunge da fonte vital?
Questo fiacco pasciuto di scherno,
Che la faccia si copre d’un velo,
Come fosse un percosso dal cielo, 24Il novissimo d’ogni mortal?
Egli è il Giusto, che i vili han trafitto,
Ma tacente, ma senza tenzone;
Egli è il Giusto; e di tutti il delitto8 28Il Signor sul suo capo versò.
Egli è il santo, il predetto Sansone,
Che morendo francheggia Israele;
Che volente alla sposa infedele 32La fortissima chioma lasciò.
Quei che siede sui cerchi divini,
E d’Adamo si fece figliolo;
Nè sdegnò coi fratelli tapini 36Il funesto retaggio partir:
Volle l’onte, e nell’anima il duolo,
E l’angosce di morte sentire,
E il terror che seconda il fallire, 40Ei che mai non conobbe il fallir.
La repulsa al suo prego sommesso,
L’abbandono del Padre sostenne:
Oh spavento! l’orribile amplesso 44D’un amico spergiuro soffrì.
Ma simile quell’alma divenne
Alla notte dell’uomo omicida:
Di quel Sangue sol ode le grida, 48E s’accorge che Sangue tradì.9