Tal si giaceva il misero 15
Figliol del fallo primo,
Dal dì che un’ineffabile
Ira promessa all’imo
D’ogni malor gravollo,
Donde il superbo collo 20
Più non potea levar.
Qual mai tra i nati all’odio,
Quale era mai persona
Che al Santo inaccessibile
Potesse dir: perdona? 25
Far novo patto eterno?
Al vincitore inferno
La preda sua strappar?
Ecco ci è nato un Pargolo,1
Ci fu largito un Figlio: 30
Le avverse forze tremano
Al mover del suo ciglio:
All’uom la mano Ei porge,
Che si ravviva, e sorge
Oltre l’antico onor. 35
Dalle magioni eteree
Sgorga una fonte, e scende,2
E nel borron de’ triboli
Vivida si distende:
Stillano mele i tronchi; 40
Dove copriano i bronchi,
Ivi germoglia il fior.
O Figlio, o Tu cui genera3
L’Eterno, eterno seco;
Qual ti può dir de’ secoli: 45
Tu cominciasti meco?
Tu sei: del vasto empireo
Non ti comprende il giro:
La tua parola il fe’.