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sulla lingua italiana 633


question. Vous embrouillez la question, au lieu de l’éclaircir. La question roule sur ce que.... De cette question, il en nait plusieurs autres. Vous donnez pour réponse ce qui est en question. Cela est hors de doute, il ne faut pas le mettre en question. Question de droit. Question de fait. Question d’état. Toute la question se reduit à ce point. Voilà le nœud, le point de la question. Vous n’entendez pas la question. Ce n’ est pas là la question. Vous n’êtes pas dans la question. Vous êtes hors de la question. Entrer dans la question. Sortir de la question: Revenir à la question. Rentrer dans la question. Je vous rappelle à la question: Aborder la question. Poser l’état de la question. Changer l’état de la question. Mettre une question sur le tapis. La question a été jugée, décidée. Ce n’est pas, ce n’est plus une question. — Le ferai-je ou ne le ferai-je pas? c’est la question, voilà la question, toute la question. stion che nel tuo velle Pontano igualemente. E 24. Siccome ’l baccellier s’arma, e non parla. Finchè ’l maestro la question propone.»


La distanza d’un secolo, che passa tra le edizioni dei due Vocabolari, non basta certamente a spiegare la sproporzione della materia tra i due esempi; giacchè sarebbe cosa assurda il supporre che, nel 1738, la lingua toscana, fosse tanto indietro, tanto priva di mezzi per esprimere concetti tanto ovvi, tanto immediati, quanto apparirebbe dall’articolo citato. La causa d’una tale sproporzione è facile a trovarsi nella differenza de’ metodi tenuti dai due Vocabolari, e che sono enunciati nelle rispettive prefazioni. Di quella dell’Accademia Francese abbiamo già riferito, in un’altra occasione, il passo relativo, che giova rimetter qui sotto gli occhi del lettore. — «Si risolvette di tornare all’Uso, e di comporre il Dizionario, non degli autori, ma della lingua». Ecco ora la dichiarazione degli Accademici della Crusca: «Siamo pertanto nella scelta delle voci che in questi volumi si sono collocate, andati dietro all’autorità, e all’uso, due signori delle favelle viventi1».

Il vizio essenziale accennato dianzi, d’un tal metodo, e che doveva necessariamente produrre inconvenienti del pari essenziali, è l’essere opposto a una legge fondamentale del ragionamento. Due signori daranno necessariamente due decisioni, le quali potranno non essere conformi. E in questo caso, o ci sarà un principio, in virtù del quale si deva dare la prevalenza a una di esse, e questo sarà il vero, e per conseguenza, l’unico signore. O non ci sarà, e allora la scelta non potrà esser fatta che dall’arbitrio; e, per aver prese due regole, non se ne avrà nessuna.

Ma, come è impossibile l’andar dietro a due signori che non vadano necessariamente insieme, perchè un assunto contradittorio ne efficit qui-

  1. Prefazione, § I.