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riflettere con piacere, che quelle opinioni trasportate nel sistema romantico, ci sono legate e temperate in modo, che il vero ne è conservato e appare più manifesto e importante, e il falso, lo strano ne sono naturalmente recisi e esclusi. Con tutto ciò la parte negativa è, senza dubbio, la più notabile del sistema romantico, almeno del trovato e esposto fino ad ora.
Il positivo non è a un bon pezzo, nè così preciso, nè così diretto, nè sopra tutto così esteso. Oltre quella condizione generale dell’intelletto umano, che lo fa essere più attivo nel distruggere, che nell’edificare, la natura particolare del sistema romantico doveva produrre questo effetto. Proponendosi quel sistema d’escludere tutte le norme, che non siano veramente generali, perpetue, ragionevoli per ogni lato, viene a renderne più scarso il numero, o almeno più difficile e più lenta la scelta. Un’altra cagione fu la breve durata della discussione, e il carattere, che prese fino dal principio. Come il negativo era naturalmente il primo soggetto da trattarsi, così occupò quasi interamente quel poco tempo. La discussione poi prese purtroppo un certo colore di scherno, come per lo più accade; ora in tutte le questioni trattate schernevolmente c’è più vantaggio nell’attaccare, che nel difendere: quindi i Romantici furono naturalmente portati a diffondersi, e a insistere più nella parte negativa, nella quale, per dir la verità, trovavano da sguazzare; e quanto al positivo furono portati a tenersi a de’ princìpi generalissimi, che danno meno presa a cavillazioni e a parodie. Non potè per questo il sistema romantico evitare, neppur esso la derisione; ma almeno quelli, che vollero deriderlo, furono costretti a esagerarlo, o piuttosto a inventarne uno, loro, e ad apporlo a chi non lo aveva mai nè proposto, nè sognato; metodo tanto screditato, ma d’una riuscita quasi infallibile, e che probabilmente si smetterà alla fine del mondo.
Se la disputa fosse continuata, o, per dir meglio, se, invece d’una disputa si fosse fatta una investigazione comune, dall’escludere si sarebbe passati al proporre, anzi in questo si sarebbe fissata la maggiore intenzione degli ingegni. E allora, si potrebbe credere che le opinioni sarebbero state tanto più varie quanto più abbondanti; e che molti ingegni, movendo da un centro comune, si sarebbero però avviati per tanti raggi diversi, allontanandosi anche talvolta l’uno dall’altro a misura che si sarebbero avanzati: tale è la condizione delle ricerche intellettuali intraprese da molti. Ma il sistema romantico non potè arrivare, o piuttosto, non arrivò a questo periodo. E ciò nonostante, un gran rimprovero, che veniva fatto ai suoi sostenitori, era, che non s’intendevano nemmeno fra di loro: cominciassero, si diceva, ad accordarsi perfettamente nelle idee, prima di proporle agli altri come verità. Rimprovero, al quale non posso tuttavia pensare senza maraviglia. In regola generale, quelli, che così parlavano, chiedevano una cosa che l’ingegno non ha data, nè può dar mai. Mai questa concordia perfetta di più persone in tutti i punti d’un sistema morale non ha avuto luogo: bisognerebbe, a ottenerla, tutti questi punti si adottassero da ciascheduno altrettanti giudizi, altrettante formule uniche e invariabili; ai tanti uomini diventassero uno solo, per potere a ogni novo caso fare una identica applicazione di quei giudizi generici. C’è bene un ordine di cose, nel quale esiste una essenziale e immutabile concordia; ma quest’ordine è unico; i suoi caratteri, le sue circostanze sono incomunicabili. Quest’ordine è la religione: essa dà una scienza, che l’intelletto non potrebbe scoprire da sè, una scienza, che l’uomo non può ricevere, che per rivelazione, e per testimonianza; ora una sola rivelazione include una sola dottrina, e quindi produce una sola credenza. E anche in quest’ordine, la concordia delle menti