Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/545


appendice al capitolo terzo 539


Ma questo è evidentemente sostituire all’esame del fatto un’induzione, e un’induzione, non dirò solamente forzata, ma opposta all’evidenza: il fatto da esaminare, è se veramente gli uomini, per «giusto» intendano più utile, e, per «ingiusto» il contrario. Ma che dico, esaminare? e a chi verrebbe in mente che ce ne potesse esser bisogno, se a que’ filosofi non fosse venuto in mente d’affermare una cosa simile? Come! Uno che non si curi o si curi poco della moralità, propone come utile un’azione a un altro, il quale non accetta il consiglio, dicendo che non la trova giusta; il primo, affine di persuaderlo, adduce novi argomenti d’utilità; l’altro ripete che non si tratta di questo, che lui non va a cercare se l’azione porterà utile o danno, che, per astenersene, gli basta che non sia giusta; e questo uomo vuol dire: l’azione che mi proponete non è abbastanza utile? In verità, la cosa è tanto forte, che uno a cui riuscisse nova, avrebbe qualche ragione di domandare se c’è proprio stato qualcheduno che l’abbia detta espressamente, o se non siamo piuttosto noi che la facciamo dire al sistema per via d’induzione. Eccola dunque detta espressamente dal Bentham, a proposito del giudizio dato da Aristide sul bel progetto di Temistocle, di dar foco alle navi de’ Greci alleati d’Atene, che si trovavano riunite a Pagasa; e ciò affine di procurare agli Ateniesi il dominio sulla Grecia intera. «Quelli,» dice, «che dalla lettura degli Ufizi di Cicerone e de’ libri de’ moralisti platonici hanno ricavata una nozione confusa dell’Utile, come opposto all’Onesto, citano spesso il detto d’Aristide sul progetto che Temistocle volle rivelare a lui solo. Il progetto di Temistocle è utilissimo, disse. Aristide all’adunanza del popolo ateniese, ma è ingiustissimo. Credono di veder qui un’opposizione manifesta tra l’utile e il giusto. Errore: non c’è altro che un bilancio di beni e di mali. Ingiusto è una parola che presenta il complesso di tutti i mali che derivano da uno stato di cose, nel quale gli uomini non possano più fidarsi gli uni degli altri. Aristide avrebbe potuto dire: Il progetto di Temistocle sarebbe utile per un momento, e dannoso per de’ secoli: quello che ci farebbe acquistare non è nulla in paragone di quello che ci farebbe perdere1

A questo segno potè una preoccupazione sistematica far travedere un uomo d’Ingegno, e osservator diligente, quando voleva. Non s’avvide nemmeno che, essendo nella proposizione sulla quale argomentava il progetto di Temistocle chiamato, non utile semplicemente, ma utilissimo, la sua interpretazione farebbe dire a Aristide: Il progetto di Temistocle è utilissimo, ma dannosissimo. E gli Ateniesi, per utilissimo, avrebbero dovuto intendere: utile per un momento, e dannoso per de’ secoli! Che se, come accenna il Bentham, si vuol credere apocrifo il fatto, e considerarlo semplicemente come un esempio ipotetico, si può affermare senza esitazione, che a qualunque moltitudine avente una lingua, nella quale ci siano i vocaboli utile e giusto, fosse proposta la cosa in que’ termini, s’intenderebbe che gli si vuol parlare di due qualità diverse. Per darsi a intendere che utilità e giustizia siano un concetto medesimo, con la

  1. Traités de Législation civile et pénale, extraits des manuscrits deT. Béntham, par Et. Dumont; Principes de Législation, Chap. V. — Un altro scrittore, celebre, e meritamente per più d’un titolo, G. B. Say, ripetè e fece sua quella strana interpretazione. Essai sur le Principe de l’Utilité, § 1.
    Non si potrebbe poi attribuire se non a un grosso inganno della memoria, quel far ricavare una nozione confusa dell’utile, come opposto all’onesto, dalla lettura degli Ufizi di Cicerone, dove quel fatto non è citato; che per cavarne la conseguenza contraria: Maneat ergo, quod turpe sit, id numquam esse utile. III, 12. E nella conclusione di quel terzo libro, in cui si tratta appunto delle relazioni dell’utile con l’onesto: Utilitatem nullam esse docuimus, quæ honestati esset contraria, 35.