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532 | osservazioni sulla morale cattolica |
Purtroppo, quelle due miserabili e opposte tendenze di servilità e di dominazione hanno radice l’una e l’altra nel nostro core indebolito dalla colpa. Pigri e irresoluti, buttiamo volentieri sugli altri il peso dell’anima nostra, e siamo facili a contentarci di tutto ciò che ci risparmia una deliberazione. E dall’altra parte, quando un uomo confidi in noi, rincorati dal suffragio, superbi d’estendere il dominio della nostra piccola volontà, siamo subito tentati di servire a questa più che all’utilità degli altri, siamo tentati di dimenticare che l’uomo è nato a un ben più alto esercizio delle sue facoltà, che a signoreggiare le altrui. Queste debolezze della natura umana possono pur troppo produrre degl’inconvenienti nell’uso del consiglio; e ciò dev’essere per tutti i cristiani un soggetto di confusione e di vigilanza. Ma abbandonare le guide che Dio ci ha date, ma buttar via il sale della terra1 ma privarsi d’un aiuto necessario perchè può aver con sè de’ pericoli, ma non vedere altro che dominatori e che intriganti, tra tanti pastori zelanti e disinteressati, che tremano nel dare il consiglio, e che si riputerebbero stolti, se volessero usurpare un’autorità eccessiva, e esporsi con ciò a un giudizio spaventoso; lungi da noi questi pensieri che ci condurrebbero a rendere in parte inutile il ministero istituito per noi.
«Et celui même qui a été vraiment et purement vertueux, ne sauroit se rendre compte des règles qu’il s’est imposées.» Ivi.
I precetti del Decalogo, le massime e lo spirito del Vangelo, le prescrizioni della Chiesa, ecco le regole che il cattolico virtuoso si propone, e delle quali può rendersi conto quando voglia.
CAPITOLO DECIMONONO
Aussi seroit-il impossible de dire à quel degré une fausse instruction religieuse a été funeste à la morale en Italie. Il n’y a pas en Europe un peuple qui soit plus constamment occupé de ses pratiques religieuses, qui y soit plus universellement fidèle. Il n’y a pas un qui observe moins les devoirs et les vertus que prescrit ce christianisme auquel il paroit si attaché. Chacun y a appris non point a obéir à sa conscience, mais à ruser avec elle; chacun met ses passions à leur aise par le bénéfice des indulgences, par des réservations mentales, par le projet d’une pénitence, et l’espérance d’une prochaine absolution; et loin que la plus grande ferveur religieuse y soit une garantie de la probité, plus on y voit un homme scrupuleux dans ses pratiques de dévotion, plus on peut à bon droit concevoir contre lui de défance. Pag. 421-422.
Ecco in poche parole una condanna tanto assoluta, quanto forte. Il popolo italiano è il meno fedele ai doveri e alle virtù del cristianesimo, e quindi il peggior popolo d’Europa. E in esso i peggiori sono quelli che osservano più scrupolosamente le pratiche di divozione.
- ↑ Vos estis sal terrae. Matth. V. 13.