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522 osservazioni sulla morale cattolica

col digiuno e con la preghiera1, per rifare così un popolo religioso e temperante, segregato dalle gioie tumultuose e servili delle genti.

Il digiuno accompagna senza interruzione il primo testamento; Giovanni, precursore del novo, l’osserva e lo predica; e quello che fu l’aspettazione e il compimento dell’uno, il fondatore e la legge dell’altro, e la salute di tutti, Gesù Cristo, lo comanda, lo regola, ne leva l’ipocrita ruvidezza e la malinconica ostentazione, l’attornia d’immagini socievoli e consolanti2, ne insegna lo spirito, e ne dà Lui stesso l’esempio. Certo, la Chiesa non ha bisogno d’altra autorità, per render ragione d’averlo conservato.

Gli Apostoli sono i primi a praticarlo. Il digiuno e la preghiera precedono l’imposizioni delle mani, che conferì a Paolo la missione verso le genti3; e la religione, come disse il Massillon, nasce nel seno del digiuno e dell’astinenze4. D’allora in poi, dove si può segnare un tempo di sospensione o d’intervallo? La storia ecclesiastica ne attesta la continuità in tutti i tempi e in tutti i santi; e se si trova pur troppo qualche volta il letterale adempimento del digiuno, scompagnato da una vita cristiana, è impossibile trovare una vita cristiana scompagnata dal digiuno. I martiri e i re, i vescovi e i semplici fedeli eseguiscono e amano questa legge: essa si trova come in un posto naturale tra’ cristiani. Fruttuoso, vescovo di Tarragona, rifiutò, andando al martirio, una bevanda che gli era offerta per confortarlo; la rifiutò, dicendo che non era passata l’ora del digiuno5. Chi non prova un sentimento di rispetto per una legge così rispettata, nel momento solenne del dolore, da un uomo che stava per dare una testimonianza di sangue alla verità? Chi non vede che questa legge medesima aveva contribuito a prepararlo al sacrifizio, e che per morire imitatore di Gesù Cristo, egli n’era vissuto imitatore?

Ma, prescindendo da questi esempi ammirabili, nelle circostanze più ordinarie d’un cristiano, il digiuno e l’astinenze si legano con ciò che la sua vita ha di più degno e di più puro. Si veda un uomo giusto, fedele a’ suoi doveri, attivo nel bene, sofferente nelle disgrazie, fermo e non impaziente contro d’ingiustizia, tollerante e misericordioso; e si dica se le pratiche dell’astinenza non sono in armonia con una tale condotta. San Paolo paragona il cristiano all’atleta che, per guadagnare una corona corruttibile, era in tutto astinente6. L’agilità e il vigore che ne veniva al suo corpo, era tanto evidente, i mezzi erano così corrispondenti al fine, che a nessuno pareva irragionevole quel tenore di vita, nessuno se ne maravigliava; e noi, educati all’idee spirituali del cristianesimo, non sapremo vedere la necessità e la bellezza di quell’istituzioni che tendono a render l’animo desto e forte contro l’inclinazioni del senso?

Questo è il punto di vista vero e importante dell’astinente; questi sono i loro effetti naturali. E se il mondo non se n’avvede, è perchè quelli che le praticano in spirito di fedeltà, si nascondono, e il mondo non si

  1. Et prædicavi ibi jejunium juxta fluvium Ahava, ut affligeremur coram Domino Deo nostro, et peteremus ab eo viam rectam nobis et filiis nostris, universæque substantiæ nostræ. I Esdr. VIII, 21.
  2. Cum autem jejunatis, nolite fieri sicut hypocritæ tristes: exterminant enim facies suas, ut appareant hominibus jejunantes. Amen dico vobis, quia receperunt mercedem suam. Tu autem, cum jejunas, unge caput tuum, et faciem tuam lava; ne videaris ab hominibus jejunans, sed Patri tuo: et Pater tuus, qui videt in abscondito, reddet tibi. Matth. VI, 16, 17, 18.
  3. Tunc jejunantes et orantes, imponentesque eis (Saulo et Barnabæ) manus dimiserunt illos. Act. XIII, 3.
  4. Sermon sur le jeûne. È il primo della Quaresima
  5. Fleury, Mœurs des Chrétiens. IX. Jeûnes.
  6. Omnis autem, qui in agone contendit, ab omnibus se abstinet; et illi quidem, ut corruptibilem coronam accipiant; nos autem incorruptam. I Cor. IX, 2