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508 osservazioni sulla morale cattolica

CAPITOLO DECIMOQUARTO


DELLA MALDICENZA.


La morale proprement dite n’a cependant jamais cessé d’être l’objet des prédications de l’Église; mais l’intérêt sacerdotal a corrompu dans l’Italie moderne tout ce qu’il a touché. La bienveillance mutuelle est le fondement des vertus sociales; le causiste, la réduisant en précepte, a déclaré qu’on péchoit en disant du mal de son prochain; il a empêché chacun d’exprimer le juste jugement qui doit discerner la vertu du vice; il a imposé silence aux accens de la vérité; mais en accutumant ainsi à ce que les mots n’exprimassent point la pensée, il n’a fait que redoubler la secrète défiance de chaque homme à l’égard de tous les autres. Pag. 419.420.

La dottrina che proibisce di dir male del prossimo, è tanto manifestamente della Chiesa, che, in questo, i casisti che l’hanno professata, possono francamente chiamarla mallevadrice. Che se alla Chiesa si domandano le ragioni che l’hanno determinata a farne un precetto, risponderà che non l’ha fatto, ma l’ha ricevuto; che, oltre all’esser consentaneo a tutta la dottrina evangelica, questo precetto è intimato espressamente e spesso ne’ due Testamenti. Eccone, per brevità, una sola prova. «Non v’ingannate ... i maledici non possederanno il regno di Dio1

Ma questa sentenza ha ella bisogno d’esser giustificata? E chi vorrebbe sostener la contraria?

Un carico le vien fatto qui; ed è che «impedisce a ciascheduno d’esprimere il giusto giudizio che deve discernere la virtù dal vizio; impone silenzio alla verità, e accresce la diffidenza tra gli uomini.» Ma l’illustre autore non vorrà certo che si consideri da un lato solo una questione complessa e multiforme. Quand’anche un precetto fosse d’ostacolo a qualche bene, è giusto di pesare tutti i suoi effetti, e di mettere in bilancia il male, che previene: perchè sarebbe troppo singolare che una proibizione, la quale ha per oggetto di portar gli uomini a risparmiarsi l’uno con l’altro, non fosse d’impedimento che a cose utili.

L’amore della verità, il desiderio di fare un giusto discernimento tra la virtù e il vizio, sono forse il motivo principale e comune che determina a dir male del prossimo? E l’effetto ordinario ne è forse di mettere la verità in chiaro, la virtù in onore, e il vizio in abbominazione?

Un semplice sguardo alla società ci convince subito del contrario, facendoci vedere i veri motivi, i veri caratteri e gli effetti comuni della maldicenza.

Perchè, ne’ discorsi oziosi degli uomini, dove la vanità di ciascheduno, che vorrebbe occupare gli altri di sè, trova un ostacolo nella vanità degli altri che tendono allo stesso fine; dove si combatte destramente, e qualche volta a forza aperta, per conquistare quell’attenzione che si vorrebbe così di rado accordare; perchè riesce tanto facilmente a conciliarsela colui che, con le prime parole, annunzia che dirà male del prossimo? se non perchè tante passioni se ne promettono un triste sollievo? E quali pas-

  1. Nolite errare ... neque maledici ... regnum Dei non possidebunt. I Corinth. VI, 9, 10.