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506 | osservazioni sulla morale cattolica |
facendo preferire ciò che è prescritto a ciò che si sceglierebbe, avvezza mirabilmente l’uomo a comandare a sè stesso, non produrrebbero mai gli effetti avuti in mira dal legislatore, e così connaturali a tali cagioni! Non ci sarebbe cattolico che fosse più fedele a quella morale celeste alla quale si devono sacrificare l’inclinazioni corrotte, quanto più è regolare nell’osservare i comandamenti della Chiesa! Ma il mondo stesso attesta che ce ne sono, se non altro col ridersi de’ loro scrupoli; il mondo che li compatisce ugualmente per il timore che hanno di far danno a qualcheduno con un fatto o con una parola, di mancare a un piccolo dovere di carità, come per quello di far uso d’un cibo proibito.
Levate i comandamenti della Chiesa; avrete meno delitti? No, ma avrete meno sentimenti religiosi, meno opere independenti da impulsi e da fini temporali, e dirette all’ordine di perfezionamento per cui l’uomo è creato, a quell’ordine che avrà il suo compimento nell’altra vita, e verso il quale ognuno è tenuto d’avanzarsi nella presente. La storia è piena di scellerati ch’erano ben lontani dall’osservare questi comandamenti, e dal praticare alcun atto di pietà. Gli esempi che ci si trovano, d’una vita mescolata d’azioni perverse e d’atti di religione mossi da un sentimento qualunque, e non da fini umani, hanno una celebrità particolare. E con ragione; perchè l’unione di cose tanto contrarie, come perversità e pratiche cristiane, la durata d’un certo rispetto a quella religione, che non comanda se non il bene, in un core che sceglie di fare il male, è sempre una contradizione notabile, un tristo fenomeno di natura umana. Luigi XI onorava superstiziosamente, come dice il Bossuet1, un’immagine della Madonna: chi non lo sa? Ma se Luigi XI, come per furore di dominare, violò tante leggi divine e ecclesiastiche, d’umanità, di giustizia e di bona fede, fosse anche diventato trasgressore di tutte le leggi puramente ecclesiastiche, è da credere che sarebbe diventato migliore per questo? Avrebbe perduto un incoraggimento al male, o non forse un ultimo ritegno? Non avrebbe con ciò forse votato il suo core d’ogni sentimento di pietà, d’ordine, di suggezione, di fratellanza? Alcuni storici asseriscono che facesse avvelenare il duca di Guienne suo fratello; e si racconta che sia stato sentito chiederne perdono a quell’immagine. La qual cosa non proverebbe altro, se non che la vista d’un’immagine sacra risvegliava in lui il rimorso; ch’egli si trovava in quel momento trasportato alla contemplazione d’un ordine di cose, in cui l’ambizione, la ragione di stato, la sicurezza, l’offese ricevute, non scusano i delitti; che davanti all’immagine di quella Vergine, il di cui nome desta i sentimenti più teneri e più nobili, sentiva cos’è un fratricidio.
Se c’è, tra cento, qualche omicida che mangi di magro, ebbene è un uomo che spera ancora nella misericordia; avrà qualche misericordia nel core. È un resto di terrore de’ giudizi di Dio, è un lato accessibile al pentimento, una rimembranza di virtù e di cristianesimo. Lo sciagurato pensa qualche volta, che c’è un Dio di ricompense e di gastighi: se risparmia un supplichevole, se fa volontariamente qualche tregua a’ suoi delitti, e soprattutto se un giorno ritorna alla virtù, è a questo pensiero che si dovrà attribuirlo.
Dobbiamo qui prevenire un’obiezione. La superstizione che fa confidare nell’adempimento di certi precetti, o nell’uso di certe pratiche pie, come supplimento ad altri doveri essenziali, è un argomento frequentissimo di lagnanza e di rimprovero nell’istruzioni de’ pastori cattolici: il male, si dirà, esiste dunque, e è molto comune.
- ↑ Abrégé de l'Histoire de France. Liv. XII, Année 1472.