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capitolo decimo 495

move a rovesciare in biasimo di tutti il male che vediamo in alcuni di loro, a dire che nulla sarebbe più rispettabile del ministero, se ci fosse chi lo esercitasse degnamente, e a chiuder poi gli occhi quando ci si presenta chi degnamente lo eserciti, o a malignare sulle virtù che non possiamo negare. Quindi, se nella condotta zelante d’un prete non si può supporre avarizia, perchè la povertà volontaria e la generosità sono troppo evidenti, si spiega quella condotta col desiderio di dominare, di dirigere, d’influire, d’essere considerato. Se la condotta è tanto lontana dagl’intrighi, tanto franca e tanto semplice, che non dia luogo nè anche a quest’interpretazione, ci si suppone il fanatismo, lo zelo inquieto e intollerante. Se la condotta spira amore, tranquillità e pazienza, non resta più che attribuirla a pregiudizi, a piccolezza di mente, a scarsezza di lumi: ultima ragione con la quale il mondo spiega ciò che è la perfezione d’ogni virtù e d’ogni ragionamento.

Sì, ci sono de’ preti che disprezzano quelle ricchezze delle quali annunziano la vanità e il pericolo; de preti che avrebbero orrore di ricevere i doni del povero, e che si spogliano in vece per soccorrerlo; che ricevono dal ricco con un nobile pudore, e con un interno senso di repugnanza, e, stendendo la mano, si consolano solo col pensare che presto l’apriranno per rimettere al povero quella moneta che è tanto lungi dal compensare agli occhi loro un ministero, il quale non ha altro prezzo degno che la carità. Essi passano in mezzo al mondo, e sentono i suoi scherni sull’ingordigia de’ preti; li sentono e potrebbero alzar la voce, e mostrar le loro mani pure, e il loro core desideroso solamente di quel tesoro che la ruggine non consuma1, avaro solo della salute de’ loro fratelli; ma tacciono, ma divorano le beffe del mondo, ma si rallegrano d’esser fatti degni di patir contumelia per il nome di Cristo2.




CAPITOLO UNDECIMO


DELLE INDULGENZE.


Mais l’on a considéré les indulgences gratuites celles que d’aprés les concessions des papes on obtient par quelque acte extérieur de piété, comme moins abusives; on ne sauroit toutefois en concilier l’existence avec aucun principe de moralité. Lorsqu’on voit, par exemple, deux cents jours d’indulgence promis pour chaque baiser donné à la croix qui s’élève au milieu du Colisée, lorsqu’on voit dans toutes les églises d’Italie tant d’indulgennzs plénières si faciles à gagner, comment concilier ou la justice de Dieu ou sa miséricorde, avec le pardon accordé à une si foible pénitence, ou avec le châtiment réservé à celui qui n’est point à portée de le gagner par cette voie si facile? Pag. 417.


Qui si presentano naturalmente quattro questioni.

1.° Cos’è l’Indulgenza ecclesiastica?

2.° Ci può essere eccesso nelle concessioni d’indulgenze?

3.° Le concessioni eccessive vanno contro i princìpi della moralità?

  1. Thesaurizate autem vobis thesauros in cœlo, ubi neque ærugo, neque tinea demolitur. Math. VI, 20.
  2. Et illi quidam ibant gaudentes a conspectu concilii, quoniam digni habiti sunt pro nomine Jesu contumeliam pati. Act. Apost. V, 41.